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Lavorazione del ferro

Vari materiali riferibili a resti di origine pirotecnologica molto abbondanti sono stati recuperati da strati carboniosi delle UU.SS.MM. 2505 e 2214. Si tratta con tutta probabilità dell'area in cui residui di lavorazione provenienti dalle varie officine stanziate nel sito in periodo tardo antico venivano scaricati. Nelle falde di scarico si sono riconosciuti materiali combusti ed alterati dal calore, frammisti a scorie di lavorazione del ferro con la caratteristica forma a calotta ed a frammenti, anche di notevole misura, riferibili a forge, più volte eliminate perché rovinate dall'uso e ricostruite con nuovi materiali.

Tutti i resti di lavorazione del ferro sono scorie di forgia, scagli di martellatura e frammenti di forgia, nessuno è riconducibile ad una fase di riduzione di minerali di ferro. Nella maggior parte dei casi si tratta di scorie a calotta, prodotte dal fabbro ferraio durante la lavorazione di barre di ferro grezzo, di semilavorati oppure dal riciclaggio di manufatti in ferro rotti o scartati, mentre le scaglie di martellatura esaminate sembrano provenire dalla rielaborazione di barre o oggetti in ferro riscaldati sulla forgia fino al calore bianco, e cosparsi di silicati per impedire l'ossidazione superficiale durante la lavorazione.

Lavorazione del rame

Oltre ai residui di lavorazione del ferro si riconoscono anche grumi molto friabili, verde chiaro e relativamente leggeri, di struttura non omogenea, riferibili alla lavorazione di leghe a base di rame.

Le analisi qualitative condotte su questi residui hanno infatti identificato rame, percentuali relativamente alte di ferro, dovute a contaminazione, e tracce di altri elementi, come stagno, piombo e zinco. I resti provengono dunque dal processo di produzione di oggetti in leghe a base di rame, e si sono formati “schiumando via” dal crogiolo lo strato superiore di metallo ossidato e impurità prima di versare la lega allo stato fuso in una matrice. Un'analisi più precisa del materiale non è possibile, a causa della sua struttura disomogenea e dei resti di terriccio incorporati nelle scorie di lavorazione ancora allo stato liquido, quando sono state schizzate sul terreno per eliminare le impurità dal crogiolo.

Lavorazione del vetro

Nel vano A sono state individuate le strutture per il recupero e riuso di tessere da mosaico in vetro. I In una fossa sono state recuperate circa 6000 tessere in vetro, parzialmente alterate dal calore e frammiste a carbonella e a frammenti di cemento. Qui le tessere staccate dal loro supporto in altre aree della villa venivano bruciate per liberarle dai residui del cemento che le fissava alla parete. Una vasca posta nell'angolo SW dello stesso ambiente serviva certamente al successivo lavaggio delle tessere per liberarle completamente dai resti del cemento prima di rifonderle. Una tegola romana rinvenuta ancora appoggiata alla parete della vasca serviva da piano di lavaggio. L'ipotesi dell'attività di riciclaggio del vetro è stata pienamente confermata nel corso dello scavo 2008, con la scoperta nel vestibolo d’accesso alla sala triabsidata, di una fornace per la lavorazione del vetro, con le ceneri ancora nel suo interno e la sua copertura, crollata, ma completa e ancora in situ.

 

Alessandra Giumlia-Mair (AGM Archeonanalisi, Merano (BZ))

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